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Dopo l’esperienza dello smart working ora si fatica a tornare in ufficio

Dopo l’esperienza dello smart working ora si fatica a tornare in ufficio

Le difficoltà riscontrate durante il periodo della pandemia e del lockdown sono forse solo un brutto ricordo? Non del tutto, ma indubbiamente molte cose sono cambiate in questi ultimi 2 anni. Pensa che nel marzo 2020 risultava difficile convincere le persone a lavorare da casa, favorendo le proprie prestazioni attraverso il cosiddetto smart working. E sai ora che cosa è successo? Ironia della sorte: chi lavora in smart working non vuole più tornare in ufficio!

Secondo il Wall Street Journal il motivo è semplice: come dimostra un suo recente report, chi non vuole fare ritorno in ufficio lo fa perché ha 2 lavori. Sembra infatti che molte persone, non potendo svolgere un lavoro a tempo pieno, abbiano deciso di aprirsi a più offerte professionali. Il tutto riuscendo sempre a garantire ottime prestazioni: e sai perché? Perché lavorare da remoto ha permesso a molti dipendenti di ottimizzare il proprio tempo e lavorare con maggior soddisfazione.

Il punto di vista dei lavoratori in smart working 

Il lavoro da remoto è quindi diventata una certezza, si è consolidata anche in Italia e porta con sé una serie di punti chiave sui quali fanno leva i lavoratori. Molte persone, secondo una recente ricerca, hanno ammesso che vorrebbero:

  • Maggior sicurezza sul luogo di lavoro;
  • Orari di lavoro più elastici;
  • La possibilità di alternare giornate in ufficio a giornate in smart working.

Ma non è tutto: chi è stato costretto a tornare in ufficio contro la sua volontà fa parte di un 67% di persone che si è definita stressata per il ritorno in azienda. E inoltre il 76% delle persone ha ammesso di non apprezzare le politiche aziendali poco rispettose verso la parità di genere. E così, non trovando inclusione, preferiscono guardarsi attorno e cercare lavori che offrano maggiore versatilità. Ovviamente senza rinunciare troppo alla retribuzione!

Il dettaglio sorprendente sulla retribuzione

Oltreoceano gli esperti dicono che alcuni statunitensi che guadagnano in media 66.000 dollari l’anno sono riusciti a spingersi fino alla soglia dei 200.000 dollari. Un dato al limite del miracoloso se ci pensiamo! Ma come mai? Ciò accade proprio perché i lavoratori a distanza hanno la possibilità di lavorare nelle ore in cui sono più produttivi, senza doversi affidare a un orario fisso e prestabilito. Inoltre possono svolgere tutte le attività necessarie davanti a un computer e con lo smartphone in mano. Posso anche interagire con i colleghi e con collaboratori che si trovano in Paesi lontani, con fusi orari diversissimi. 

Ovviamente, dal punto di vista retributivo, in Italia siamo ancora indietro, motivo per il quale molti italiani hanno avuto la possibilità di orientarsi nella ricerca di lavori con Paesi esteri, sfruttando un senso di condivisione e lavoro profondamente diverso. E questo, inutile negarlo, non è di certo un aspetto negativo del lavoro a distanza!

E le aziende che cosa fanno?

La domanda è lecita, visto che la preoccupazione di molti imprenditori aumenta di giorno in giorno. Sarebbe il momento giusto per fare delle scelte importanti e fare qualche investimento in più, cercando di valorizzare il lavoro in smart working. Del resto sia il lavoro in presenza che quello a distanza è ormai una realtà consolidata e con il passare del tempo la differenza diventerà davvero minima.

Ora che è finito lo stato di emergenza ed è tempo di fare scelte decisive, è necessario considerare che il ritorno alla normalità non voglia dire per forza “tornare in ufficio”. Ma è importante comprendere le esigenze del mercato e cercare di adattarsi al cambiamento! I prossimi 6 mesi saranno quindi decisivi per capire quali scelte aziendali saranno adottate.

Alessandra Battistini